UNITRE MEDA

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università delle tre età

La cascina Lunga o Cà Bianca

La cascina Lunga o Cà Bianca

Il catasto teresiano del 1722 del territorio di Lentate ed Uniti esclude l’esistenza di una cascina sul confine con Meda a differenza del successivo catasto Lombardo veneto del 1855. Prendiamo ora in esame le tre mappe ottocentesche in mio possesso e vediamo che nella prima carta austriaca (1818-1829) la nostra cascina è posta alla destra della “Gattona” ed è riportata senza nome; nella seconda del 1837 è invece denominata “Cassina de campari”; nella terza del 1858 è ben delineata in rosso con la denominazione di “Cassina Lunga o Bigetto”, scritta che si trovava pure impressa sulla facciata bianca, appunto, della cascina fino al secondo dopoguerra.

La posizione dell’edificio è sul monte denominato “Cavallo” che specifica l’altopiano a destra del viale Brianza di Lentate sul Seveso e che possiamo delimitare tra il Mocchirolo e l’attuale via Cavallina di Meda.

Mappa austriaca

Mappa militare austriaca 1818-1829. Nel riquadro rosso la cascina Bianca

Mappe Brenna 1837

Carta topografica dei contorni di Milano, dette mappe di Giovanni Brenna, quadro n. 37, anno 1837. Nel rettangolo rosso la cascina Bianca detta Cassina de Campari

1855 Lombardo Veneto Lentate

ASM, Fondo U.T.E. mappe piane comune di Lentate, Catasto Lombardo Veneto del 1855. Cassina Lunga o Bigetto

1962 Triangolo rovesciato delle cascine

Istituto Geografico Militare edizione 1962. F.32 Cantù. Nel triangolo rovesciato creato dalle strade si trovano tutte le cascine della brughiera briantea

L’Archivio nobiliare di Carpegna custodisce il libro “Divisione dell’eredità del Marchese Giacomo Brivio” del 28 febbraio 1905, n. 1474 dal quale possiamo leggere: «Diversi pezzi di terra in aratorio maronato e in poca parte a bosco ceduo denominato Le Cavalline. Altri campi roncati e in parte ancora bosco denominati i campi e la pineta di Cassina Bianca con caseggiato colonico detto Cassina Bianca. Coerenziato a nord dapprima dai beni di Isacco, in linea spezzata in due tratti con intermedio salto rientrante, poi con altro salto rientrante dei beni Antona Traversi, poi in linea saliente con salto rientrante in due tratti con intermedio altro salto rientrante dei beni Agrati ad est, dapprima da beni Isacco».

La descrizione continua segnalandone i confini con le proprietà Busnelli, Dell’Acqua, Agrati e soprattutto che la cascina è coerente da nord a sud alla strada comunale detta delle Cavalline. Poi in poche righe descrive la cascina: «Il caseggiato è in un solo sedime, costituito da due locali di abitazione in terreno con altri due per piano, in due piani superiori, serviti da una scala interna, stalla con fienile, portichetto, portico, forno e pozzo isolate». Si trattava, dunque di una casa colonica su tre piani fuori terra per il corpo abitativo, condotta da uno o più nuclei familiari e dislocata nelle vicinanze del torrente Rio delle Brughiere che principia nei boschi attorno la cascina del Malisch a Lentate e termina in zona Platê sfociando nella roggia Traversi. Il pozzo si trovava vicino alla cascina Malpaga lungo la via Cavallina. Il corpo rustico è nella parte posteriore dell’edificio colonico e si suddivide in stalla e fienile. La denominazione “Lunga” è perché l’edificio si sviluppa in linea verticale sopra un piccolo pianoro collinare, mentre “Bigetto” potrebbe essere il nome del camparo. La cascina è ubicata in una posizione che non è tutta sul territorio di Lentate, parti della casa e il cancello di entrata si trovano sul territorio di Meda.

L’atto soprascritto è del 1905, ma sappiamo che i Brivio acquistarono il grande tenimento di Meda dai Medici di Seregno nel 1826 i quali l’avevano acquisito dai De Capitani sul finire dell’Ottocento con l’arrivo dei francesi. Credo che la cascina sia stata edificata dai marchesi Brivio e vi abbiano chiamato ad abitare la famiglia del camparo che sovraintendeva tutto il territorio collinari che si estendeva soprattutto sul versante medese della collina. Ecco il motivo per cui nella mappa del Brenna del 1837 è denominata “Cassina de Campari”. Sappiamo che agli inizi del Novecento vi abitava la famiglia Rocca che proveniva da Contra di Missaglia che poi si trasferì presso la cascina del Tri Beuc. Nel 1936 i di Carpegna chiamarono la famiglia Tallarini a gestirla. Proveniva da Gandosso (BG) sul lago d’Iseo, la loro casa era stata distrutta dal fuoco e l’unica soluzione era emigrare. Avendo parenti trasferiti al Meredo di Seveso, grazie al loro interessamento la famiglia fu presentata ai Conti che in quel frangente cercavano degli agricoltori che gestissero la cascina. La famiglia era costituita da Pietro ed Elisabetta Maffi con al seguito dodici figli: Orsolina (classe 1913), Giuseppe (1914), Guerino (1915), Santina (1918), Maddalena detta Nina (1919), Giuseppina (1922), Rosina (1924), Maria (1927), Elisabetta detta Lisa (1928), Mario (1930), Piera (1932), Angelo (1936). Il contratto prevedeva l’allevamento di mucche, maiali, animali da cortile, la cura della estensione agricola dei di Carpegna che in quella zona boschiva era piuttosto grande e prevedeva la semina, il taglio delle piante che durante l’ultimo periodo bellico era divenuto primaria fonte di reddito da parte dei padroni. La legna veniva tagliata, trasportata e accatastata nel cortile dietro il Santuario dove veniva poi ritirata da diversi committenti, tra cui i nobili Borromeo di Cesano. I figli crescendo oltre ad aiutare il padre nei lavori agricoli si impiegarono nelle fabbriche e nelle fornaci vicine. Verso la fine degli anni Cinquanta, la cascina e diversi appezzamenti di terreno furono acquistati dalla stessa famiglia Tallarini. Seguirono diversi lavori di ristrutturazione e fu aperta inizialmente un’osteria, poi trasformata in trattoria e bar denominata popolarmente “Cà Bianca”. Divenne luogo di incontro per i cacciatori e sede di una società sportiva podistica. Nel 1987 con la morte di uno dei due conduttori, l’esercizio fu chiuso. Oggi è una casa plurifamiliare.

Cascina Bianca e territorio di Meda

Mappale Brivio-di Carpegna, estratto di mappa di Meda della prima metà del Novecento. La cascina Bianca e i terreni in rosso sono della casa nobile e lavorati dai Tallarini

Cà Bianca

La Cà Bianca

Parte rustica ristrutturata

Porzione di cascinale ristrutturato. Seduto il signor Mario (morto il 28 ottobre 2021) anni, mentre nella fotografia del 1936 è ritratto in braccio alla sorella Orsolina

Disegno bambino

Disegno della Cà Bianca in mostra presso la Casa di Riposo Besana nel settembre del 2021. Si nominano i frutti di bosco detti Lazarìt, ovvero gli Azzeruoli, piccoli frutti rossi con polpa gialla e semini, volgarmente chiamati Stapacü

Tallarini 1936 gandosso fronte

L’ultima fotografia della famiglia Tallarini a Gandosso nel 1936. Da sinistra in piedi ultima fila: Pina, Nina, Giuseppe, Santina, Guerino; fila davanti: Maria, Lisetta, Orsolina con in braccio Mario, Piera con in braccio Angelo, mamma Elisabetta, papà Pietro, il cugino Giovanni con il fratello Santo (caduto nella campagna di Russia) e Rosina. (Fotografia, cortesia della famiglia di Mario Tallarini)

 

Felice Asnaghi

Note

Si ringrazia la famiglia di Mario Tallarini e Matteo Sormani Turconi.